Dispositivi di protezione rischio chimico: i compiti del datore di lavoro
Quando si parla di rischio chimico, il datore di lavoro ha diverse responsabilità nei confronti dei propri dipendenti. In realtà è una “falsa percezione” in quanto è così sempre, anche per il rischio alimentare, il rischio fisico, il rischio rumore o quello biologico. Il rischio chimico assume notevole rilevanza e, probabilmente, il peso della responsabilità sembrerebbe essere maggiore da parte del titolare per la gravità delle possibili conseguenze.
Le responsabilità del datore di lavoro
Una volta accertata la presenza del rischio chimico in azienda (indipendentemente dall’entità del pericolo, dalla probabilità di verifica e dalla tipologia di impresa), il datore di lavoro deve predisporre dei giusti dispositivi di protezione che possano tutelare la salute dei lavoratori, i quali devono essere messi nelle condizioni ideali di poter lavorare in sicurezza e in situazioni di rischio nullo o comunque minimizzato. Con tale premessa si può parlare di dispositivi di protezione collettiva (DPC) oppure individuale (DPI), conformi a quanto disposto da regolamenti e leggi.
In diritto si cita spesso la frase “con la diligenza del buon padre di famiglia”: mediante lo stesso “modus operandi”, il datore di lavoro deve anche provvedere al regolare controllo di impianti e macchinari che hanno a che vedere con sostanze chimiche o pericolose, utilizzando il buon senso per limitare i rischi e prevenire le situazioni potenzialmente pericolose. Qualora vi sia la percezione che lo scenario possa repentinamente cambiare innalzando il livello di pericolo o il valore limite di esposizione al rischio chimico, sempre il datore di lavoro è tenuto a dare comunicazione immediata ai dipendenti e, nei casi più estremi, avvisare gli organi di competenza.
In sintesi, i compiti del datore di lavoro quando si parla di valutazione e gestione del rischio chimico sono:
- mettere a disposizione dei lavoratori i dispositivi di protezione individuale contro il rischio chimico
- mettere a disposizione dei lavoratori i dispositivi di protezione collettiva contro il rischio chimico
- controllare regolarmente le macchine, le attrezzature e gli impianti fonte di possibile pericolo
- conoscere e monitorare i valori soglia
- cercare, con diligenza e buon senso, di prevenire le situazioni di rischio
- informare i dipendenti sui possibili pericoli derivanti da rischio chimico, anche in forma scritta
- informare in forma orale e scritta le autorità immediatamente qualora vi fosse la percezione del peggioramento dello scenario o del superamento dei valori di soglia limite
- mettere a disposizione un piano di azione, conosciuto dai dipendenti, da attuare in caso di emergenza derivante dalla presenza di agenti chimici presenti sul luogo di lavoro.
Quali sono i principali dispositivi di protezione per rischio chimico?
I dispositivi individuali di protezione rischio chimico hanno il compito di proteggere la persona da un’eventuale contaminazione derivante da reazioni chimiche o da prodotti chimici.
- Occhiali di protezione o visiere
- Indumenti speciali
- Maschere protettive delle vie respiratorie
- Guanti (a volte anche protettivi di parte delle braccia)
Per quanto concerne invece i dispositivi di protezione collettivi rischio chimico, si tratta di sistemi che svolgono un’azione protettiva per una collettività, che può essere sia interna all’azienda (ad esempio i dipendenti di un reparto o di un laboratorio), ma anche esterna (un’area o una zona).
- Cappe di aspirazione fumi e vapori
- Celle a tenuta stagna
- Ambienti termoregolati
- Filtri e sistemi di filtraggio aria
- Speciali film, teli o sistemi protettivi che limitano la fuoriuscita del prodotto di reazioni o decomposizioni chimiche.
Come comportarsi in caso di incidente?
Spetta al datore di lavoro rendere partecipi i dipendenti della procedura da adottare nel momento in cui il rischio diventa realtà: le procedure di intervento da mettere in atto devono essere chiare e conosciute, senza lasciare spazio all’improvvisazione.
I sistemi di allarme devono essere attivati (e quindi funzionanti), le comunicazioni immediate ed efficaci, atte a trasferire i comandi per l’attuazione della procedura di emergenza prevista.
- Informazioni preliminari: il datore di lavoro dovrebbe già aver trasferito le informazioni relative agli agenti chimici pericolosi, le misure di sicurezza da adottare, i dispositivi da indossare, il luogo di ritrovo (se necessario), le precauzioni da assumere. Le informazioni preliminari sono quel tipo di “notizie” conoscitive che mettono in guardia il dipendente sulle sostanze presenti, sui rischi possibili e sulle conseguenze, ma anche sul comportamento da tenere quando si verifica l’evento pericoloso.
- Altre informazioni: il rischio chimico può estendersi anche ad altre sostanze. Il materializzarsi di uno scenario o di determinate condizioni può scatenare conseguenze che interessano elementi presenti nelle vicinanze. Di questo le persone devono essere informate.
Disponendo di queste informazioni in anticipo, al verificarsi dell’evento il personale saprà come comportarsi e limitare i danni, tutelare la propria persona e, spesso, limitare la diffusione del rischio chimico.